
Se anche tu, davanti agli scaffali del supermercato, ti domandi: “Meglio un detersivo per lavastoviglie convenzionale o un prodotto ecologico che ha un minore impatto ambientale?” oppure “meglio un pomodoro importato dalla Cina o un pomodoro italiano locale?” o, ancora, “meglio una mela di agricoltura industriale perfetta, bella, rotonda e colorata o una mela da agricoltura biologica naturalmente imperfetta?”, allora questo articolo ti aiuterà a fare chiarezza nello strano mondo dei prodotti “verdi”.
Per fare la scelta giusta è necessario conoscere chi si nasconde dietro ai mi(s)tici prodotti “verdi”. Generalmente questi prodotti possono creare dubbi e confusione se non si è a conoscenza delle specifiche caratteristiche di ognuno. Infatti, possiamo notare come i prodotti Biologici (che affronteremo in questa sessione), i prodotti locali, i prodotti ecologici e i prodotti sfusi (che affronteremo negli articoli successivi) tocchino aspetti diversi della sostenibilità. Nei supermercati pullulano prodotti con etichette verdi che richiamano la natura con luoghi ed espressioni “Bio”. Ma la domanda che viene naturale porsi è:
sarà chiaro a tutti cosa si intende per biologico?
Il biologico offre una soluzione a molti dei problemi e delle preoccupazioni presenti nel mercato alimentare. Biologico è quel prodotto che deriva da un metodo di coltivazione che segue le tecniche di produzione da “agricoltura biologica” o “allevamento biologico” definite e disciplinate a livello europeo. Questa definizione può voler dire tutto e non voler dir niente.
Cosa s’intende, quindi, per “agricoltura biologica” o “allevamento biologico”?
Un prodotto proveniente da agricoltura biologica deve aver seguito un processo produttivo in cui:
- la chimica viene bandita categoricamente (l’agricoltura biologica non deve contenere sostanze chimiche come conservanti, pesticidi, fertilizzanti, insetticidi ecc.);
- gli elementi geneticamente modificati non sono consentiti;
- si rispetta i ritmi stagionali della coltura e i cicli naturali del suolo;
- si salvaguarda la biodiversità (ovvero la presenza e lo sviluppo di specie e varietà di piante e animali sul territorio).
Diverso risulta il processo di allevamento biologico in cui:
- le aziende agricole, attente al benessere degli animali, devono possedere ampi spazi che soddisfino i bisogni fisiologici degli animali, permettendo loro di muoversi e pascolare liberamente;
- il trasporto del bestiame deve essere quanto più breve possibile, in modo da non affaticare gli animali. Inoltre le operazioni di carico e scarico devono effettuarsi senza brutalità;
- gli animali devono essere alimentati secondo i loro fabbisogni mediante prodotti vegetali. Inoltre, non devono assumere antibiotici, ormoni o altre sostanze che stimolino la crescita e la produzione del latte.
Il processo produttivo di agricoltura biologica o di allevamento biologico deve essere sottoposto a particolari controlli di enti certificati. Questo è di fondamentale importanza. Infatti l’etichetta “biologica”, che necessita di particolari certificazioni, è trasparente ma soprattutto consente la “tracciabilità”, ovvero la capacità dell’utente di risalire all’origine di tutta la filiera. Per capire l’importanza della “tracciabilità” prendiamo ad esempio la carne convenzionale (oggetto di particolati scandali), in cui risulta estremamente difficile risalire a tutti i passaggi: dove il capo nasce, dove cresce, dove ingrassa, dove viene macellato e, cosa fondamentale ma assolutamente impossibile da conoscere, il mangime con il quale l’animale è stato alimentato. Con un prodotto biologico, invece, tutti i passaggi sono certificati e verificati da enti certificatori.
Ma chi sono questi “enti certificatori”?
Sono organismi di controllo in stretta collaborazione con le autorità competenti dello Stato. In Italia, Bioagricert si occupa di certificare le produzioni agroalimentari con controlli sull’intera filiera di produzione; della stessa tipologia esiste il Consorzio per il controllo dei prodotti Biologici, BIOS oppure CODEX; mentre DEMETER è l’associazione per la tutela della qualità biodinamica in Italia; Eco-BIO Turismo è una certificazione che si indirizza verso le strutture turistiche Italiane che sono attive nel rispetto delle risorse naturali ricorrendo all’agricoltura biologica. Insomma, ne esistono davvero di tutti i colori.
Ma per non imbrogliarti tra le infinite tipologie di etichette che possono trarre in inganno ce ne sono alcune da conoscere assolutamente e che ti assicurano le caratteristiche biologiche del prodotto. Una tra le più importanti è questa a fianco, ovvero il logo obbligatorio, per tutti i paesi dell’Unione Europea, per ogni prodotto alimentare proveniente da agricoltura biologica.
Qual è il prezzo giusto?
Un altro aspetto da ricordare è la differenza di prezzo tra i prodotti biologici e quelli convenzionali. Il prezzo più alto dei prodotti biologici è motivato proprio dal tipo non intensivo di coltivazione, da una esigenza maggiore di mano d’opera e da un maggiore scarto di prodotto (poiché è severamente vietato l’uso di conservanti chimici). Il prezzo giusto del prodotto biologico non dovrebbe superare il 30% del prezzo di un equivalente non biologico.
Ma tutto dipende dal metodo utilizzato. Esistono molti produttori biologici “puri”, che utilizzano mangimi biologici al 100% e rispettano al massimo l’animale concedendogli spazi di movimento notevoli, e che quindi potrebbero avere prezzi più alti.
I prodotti biologici sono dunque entrati a far parte della nostra vita quotidiana, rappresentano un bivio, una scelta. Non soltanto di natura salutistica ma che riguarda il nostro modo di essere e vedere le cose. Questa tipologia di prodotti riesce, in momenti inaspettati come il tempo che dedichiamo alla spesa, a toccare valori profondi che ognuno di noi sviluppa in maniera differente. È bello, dunque, pensare che sono i piccoli acquisti quotidiani a determinare chi siamo e chi vogliamo essere.
E adesso che hai una visione generale sul significato di Biologico, non ti devi più far ingannare dalle parole “naturale” ed “ecologico”, tra le più abusate in pubblicità e sulle confezioni. Naturale non vuole dire niente, ecologico neppure; rientrano anzi nel famigerato Greenwashing.